DIDATTICA
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I nostri obiettivi.
La formazione dei ragazzi curerà, in particolare, due aspetti:
- La conoscenza della cultura europea per in ragazzi provenienti da paesi di altri continenti, di preparazione per l’inserimento nella scuola. Questo aspetto della formazione lo consigliamo per quei ragazzi non ancora inseriti nelle scuole europee. Obiettivo è la costruzione culturale fondamentale declinata nelle differenti materie scolastiche, con l’intento di lasciare ai ragazzi un buon bagaglio culturale di partenza, che consenta loro di poter la liberamente scegliere il percorso personale di formazione culturale e lavorativo.
La scelta di approfondire gli aspetti fondamentali nasce da tre considerazioni:
- La necessità di avere basi culturali solide;
- Garantire la libertà di scelta di futuri percorsi scolastici e lavorativi;
- La varietà dei diversi livelli culturali dei singoli ragazzi.
- Lo studio delle discipline inserite nei programmi scolastici della scuola primaria e secondaria per ragazzi che già frequentano regolarmente la scuola.
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Questo approccio personale è ancora più indispensabile per poter rendere questa piattaforma accessibile e utile anche in chi si trova nei difficili e spesso drammatici contesti di immigrazione, nella condizione di profugo nei campi di stazionamento (hotspot); per far fruttare un tempo privo di opportunità di crescita.
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AFGHANISTAN DAL "GRANDE GIOCO" A "ENDURING FREEDOM" (1829 - 2021)
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AFGHANISTAN
Dal "Grande Gioco" all'operazione "Enduring Freedom" (1829 - 2021)
Parte 1
Il «Grande gioco»
(The Great Game)
Il «Grande gioco» è il termine utilizzato per definire il conflitto, caratterizzato soprattutto dall'attività dellediplomaziee dei e dei servizi segreti, che contrappose l’Impero britannico e quello russo in Medio oriente ed in Asia centrale nel corso di tutto l’Ottocento (e parte del Novecento). L'origine del termine è attribuita proprio ad un ufficiale inglese, Arthur Conolly, che lo utilizzò per primo nel 1829.
Sebbene all'inizio del secolo Gran Bretagna e Russia fossero state alleate contro la Francia di Napoleone Bonaparte, ben presto tra le due potenze si scatenò la lotta per il controllo degli immensi territori tra i confini asiatici dell’Impero Russo e l’India britannica, che fino ai moti indiani del 1857 (cosiddetti Indian Mutiny) fece capo alla Compagnia delle Indie e poi appartenne direttamente alla corona britannica.
Russi e inglesi in Asia centrale
L'obiettivo dei russi, che erano alleati della Persia, era quello di far guadagnare al loro impero nuovi territori verso est e verso sud, con la conseguente apertura di nuovi mercati ed eventualmente anche di uno sbocco diretto Oceano Indiano: in particolare nel mirino dello zar c'era, o quanto meno pareva esserci, l’India britannica.
Per parte loro gli inglesi avevano l'obiettivo di creare un cuscinetto tra Russia e India a difesa di quest'ultima, alleandosi o, se necessario, conquistando gli emirati dell’Afghanistan (in particolare Kabul e Herat, a lungo minacciata dai persiani) e i khanati del Turkestan (in particolare Khiva e Buchara, a lungo retta dal dispotico emiro Nasrullah Khan.
Dal punto di vista britannico, l'espansione dell'impero russo in Asia centrale minacciava il "gioiello della corona" dell'impero britannico, l'india. i britannici temevano che l'Afghanistan sarebbe diventato il punto di partenza per un'invasione russa in india, dopo che le truppe dello zar avevano sottomesso, uno dopo l'altro, i khanati dell'asia centrale (Khiva, Bukhara, Khokand ).
Sono questi i motivi che nel 1838 spinsero gli inglesi a lanciare quella che fu poi chiamata Prima guerra anglo – afgana.
Gli inglesi tentarono di imporre un governo fantoccio un sotto Shah Shuja della dinastia Durrani (foto). il regime fu di breve durata, e insostenibile senza l’appoggio militare britannico.
Dal 1842, gli inglesi subirono continui attacchi dai civili per le strade di Kabul e la guarnigione britannica fu costretta ad abbandonare la città.
Cause della Prima guerra anglo- afgana (1838 – 1842)
La prima guerra anglo-afgana (1838-1842) fu combattuta tra l'esercito indiano britannico in alleanza con i sikh ancora indipendenti sotto la guida di Ranjit Singh e i sovrani di Kabul e Kandahar della dinastia dei Barakzai. il suo scopo era il rovesciamento di Dost Mohammad Khan e il restauro sul trono dell'ex capo della famiglia di Sadozai Shuja Shah. La posta in gioco era anche il mercato alimentare di tutta l’Asia centrale. La Russia cercò di impadronirsi di Khiva nella speranza che sarebbe diventato il centro di tutto il commercio e avrebbe minato la superiorità commerciale di coloro che dominavano il mare.
Dal 1829, gli inglesi ritenevano necessario estendere la loro influenza all'Asia centrale prima che arrivassero i russi. Di fronte a tale minaccia il Foreing Office e l’East India Company, concordarono sul fatto che la soluzione migliore era creare due o tre principati afgani indipendenti (rompendo l’unità dell’Afghanistan unito per la prima volta nel 1746, sotto l’Impero Durrani) - clienti e amici – a Herat, Kandahar e Kabul, che potessero servire come bastione difensivo avanzato della valle dell’Indo. Questo avrebbe portato anche ad estendere il raj indiano.
In quegli anni, la Russia aveva esteso il proprio controllo indiretto sulla Persia, di cui appoggiava le mire espansionistiche nella regione di Herat, possibile punto di partenza per un’ulteriore avanzata verso Kandahar, Quetta e l’India; contemporaneamente l’East India Company (potente società di mercanti londinesi che acquisterà il monopolio del commercio nelle colonie inglesi nell’Oceano Indiano e avrà anche funzioni amministrative ed un suo esercito) aveva stretto alleanza con il maharajah sikh Ranjit Singh, signore del Punjab, per garantire dei propri confini nordoccidentali. L’Afghanistan si veniva così a trovare sotto la diretta minaccia di due nemici storici, i persiani e i sikh del Punjab, spalleggiati dai più grandi imperi dell’epoca; così, quando nel 1834 l’esercito di Ranjit Singh conquistò Peshawar, gli inglesi non ebbero nulla da eccepire.
La prima guerra anglo-afgana fu preparata dalla Compagnia delle Indie a supporto di uno dei vari signorotti locali che mirava ad impadronirsi del trono del khanato afghano (unito per la prima volta nel 1746, sotto l’Impero Durrani), ebbe come risultato solo quello di inimicarsi la popolazione, con un costo molto alto di soldati. Riuscì infatti ad arrivare a Kabul (capitale del khanato), sconfiggendo il Khan Mohammad Dost (foto), ma l’occupazione si rivelò difficoltosa con il nuovo governo fantoccio di Shah Shuja che necessitava delle truppe britanniche per mantenere il potere. La protezione britannica al nuovo khan sembrò, agli occhi della popolazione, diventare occupazione permanente quando i familiari dei soldati vennero invitati a raggiungere le truppe occupanti.
Questo sfociò in una rivolta delle tribù (soprattutto Pashtun) capeggiate da Akbar Khan (figlio di Dost).
I britannici si risolsero allora per il ritiro del contingente (5000 soldati, per la maggior parte indiani, e 10.000 civili). Durante la marcia invernale, in mezzo alla neve dei passi di montagna, la colonna venne ripetutamente attaccata dai numericamente soverchianti guerrieri pashtun e massacrati.
Seconda guerra anglo-afghana (1878 – 1880)
I decenni seguenti, oltre a scontri con la Persia, videro la progressiva espansione verso sud dei russi, fino alla nuova invasione britannica nel 1878, nota come seconda guerra anglo-afgana. Fu la seconda incursione militare inglese in territorio afghano, con l'obiettivo di contrastare l'espansione russa nel paese.
Dopo che la tensione tra Russia e Gran Bretagna in Europa si era conclusa con il Congresso di Berlino del giugno 1878, la Russia volse la sua attenzione verso l'Asia centrale. Nella stessa estate, la Russia inviò un contingente diplomatico a Kabul. Sher Ali Khan, l'emiro dell'Afghanistan, tentò invano di tenere fuori i Russi; che arrivarono a Kabul il 22 luglio 1878. Il 14 agosto, gli Inglesi chiesero a Sher Ali Khan di consentire anche l'ingresso di un contingente britannico. L'emiro non solo rifiutò di ricevere le truppe britanniche, ma minacciò di fermarle qualora fossero state inviate. gli inglesi, allora, invasero l’Afghanistan attraverso il Khyber Pass con 40.000 uomini. Sher Alì chiese inutilmente l’aiuto dello zar, il quale, evidentemente, giudicò troppo pericoloso uno scontro diretto con gli inglesi.
Sher Ali Khan rientrò a Mazar i Sharif , dove morì il 21 febbraio 1879.
il Trattato di Gandamak (26 maggio 1879)
Con gran parte del paese occupato, il successore di Sher Alì, Yaqub Khan, firmò un trattato con gli inglesi che, pur riconoscendo l’indipendenza formale dell’Afghanistan, di fatto faceva rientrare pienamente il paese nella sfera di influenza britannica con una sorta di protettorato, mentre alcune zone di frontiera passarono direttamente alla corona britannica. Mohammad Yaqub Khan, figlio di Sher Ali Khan e suo successore, infatti, firmò il Trattato di Gandamak nel maggio 1879 (foto) per impedire un'invasione britannica del resto del paese. In base a questo accordo e in cambio di una sovvenzione annuale e vaghe assicurazioni di assistenza in caso di aggressione straniera, Yaqub cedette alla Gran Bretagna il controllo degli Affari Esteri dell'Afghanistan. Rappresentanti britannici si insediarono a Kabul e in altre località, il controllo britannico si estese al Passo Khybere al Passo Michni, e l'Afghanistan lasciò varie zone di frontiera e Quetta alla Gran Bretagna. L'esercito britannico poi si ritirò. Tuttavia, il 3 settembre 1879, una rivolta di Kabul condusse al massacro della missione militare , le sue guardie, e il suo personale - innescando la fase successiva della seconda guerra afgana.
La rivolta del 1879 - 1880
Giunta la notizia della strage, Lord Lytton – Vicerè dell’India – diede immediatamente ordine al generale Roberts di rioccupare Kabul e punire duramente I responsabili della sommossa.
Roberts introdusse la Kabul Field Force attraverso il Passo Shutargardan nell'Afghanistan centrale e occupò Kabul. Mohammad Jan Khan Wardak sollevò una rivolta e attaccò le forze britanniche nei pressi di Kabul nell’assedio di Sherpur nel dicembre del 1879 (foto), ma la sua sconfitta portò al fallimento di questa ribellione. Yaqub Khan, sospettato di complicità nel massacro degli inglesi, fu costretto ad abdicare e al trono fu insediato suo cugino Abdur Rahman Khan. Ayub Khan, che aveva servito come governatore di Herat, si ribellò e sconfisse un distaccamento britannico nella battaglia di Maiwand nel luglio 1880 e cinse d'assedio Kandahar. Roberts comandò quindi la principale forza britannica da Kabul e sconfisse definitivamente Ayub Khan il 1º settembre nella battaglia di Kandahar, ponendo fine alla ribellione. Abdur Rahman confermò il Trattato di Gandamak. Abbandonando la politica provocatoria di mantenere un rappresentante britannico a Kabul, ma avendo raggiunto tutti i propri obiettivi, gli inglesi si ritirarono.
La "Linea Durand" (1893)
Il 12 novembre 1893 Abdur Rahman e l’emissario inglese Sir Mortimer Durand firmarono un trattato che, prendendo atto delle aree occupate dagli inglesi negli anni precedenti, delineava lungo un tratto di circa 2500 km, dalla catena di Sarikol al confine iraniano, il confine tra Afghanistan e India britannica. Secondo i termini dell’accordo, che fu sanzionato quello stesso mese da un durbar (consiglio di anziani), all’Afghanistan rimasero i distretti di Asmar e Bormal e il Wakhan orientale, che dava all’Afghanistan il suo unico confine con la Cina; Abdur Rahman rinunciava alla sovranità sulle tribù di frontiera nello Swat, a Bajaur, Chitral, Chageh e su parte del Waziristan, e si impegnava a ritirarsi da Chagai..Il tracciato divideva in due la popolazione pashtun, lasciandone una parte, quella che tradizionalmente gravitava verso i mercati di Peshawar, Kohat, Bannu, Tank e Quetta, nel Raj britannico. In questo modo si indeboliva il peso demografico dei pashtun rispetto ad altri gruppi etnici che vivevano in Afghanistan, minando il progetto di stato-nazione allora in via di costruzione, che era incentrato proprio sull’elemento pashtun, dominante sul piano politico sin dal Settecento. Si indeboliva inoltre il predominio dei Durrani, il clan pashtun al quale l’emiro stesso apparteneva, a vantaggio dei ghilzai.
Sono state fatte varie ipotesi sui motivi per cui l’emiro avrebbe accettato di firmare. Ad essere decisiva fu probabilmente la convinzione che l’alleanza con i britannici avrebbe aiutato gli afghani a fermare l’avanzata russa, ben più preoccupante agli occhi dell’emiro rispetto a quella inglese, che appariva di natura perlopiù difensiva. La decisione di firmare l’accordo fu facilitata dalla promessa da parte britannica di aumentare i sussidi destinati all’amir e di fornirgli armi e attrezzature belliche, che l’avrebbero rafforzato non solo contro i russi, ma anche sul piano interno, caratterizzato da furiose lotte di potere.
Gli amir successivi non misero in discussione l’accordo: nei trattati conclusi con gli inglesi nel 1919 e nel 1921, che riconoscevano l’indipendenza dell’Afghanistan, si riaffermava l’impegno a onorare il confine negoziato da Abdur Rahman, con alcune variazioni minori. Nel corso degli anni Trenta del Novento, tuttavia, sotto Zahir Shah (1933-73), le autorità centrali afghane, animate da un acceso nazionalismo, promossero la cultura e la lingua pashtun, preparando il terreno per future rivendicazioni. Negli stessi anni, si diffondeva nelle aree sedentarizzate pashtun a sud della Durand Line il movimento dei Khudai Khitmatgar (KK), che rivendicava per i pashtun il diritto all’autodeterminazione, oscillando tra l’idea dell’unione all’Afghanistan e quella della creazione di uno stato indipendente.
La contesa tra Afghanistan e Pakistan
Da un lato, il Pakistan sostiene di aver acquisito la piena sovranità sulle aree e sul popolo a est della Linea Durand, in quanto Stato successore dell’India britannica. Dall’altro, l’Afghanistan contesta che, al momento della firma dell’accordo del 1893, così come al tempo delle successive ratifiche del confine nel 1905, 1919 e 1921, il Paese era subordinato alla forte pressione dei governanti coloniali britannici. La nascita del Pakistan nel 1947 non ha che complicato ulteriormente un quadro già assai problematico. A seguito dell’annuncio del ritiro degli inglesi dal subcontinente e al profilarsi della partizione del territorio del Raj in due Stati distinti (India e Pakistan), nel luglio di quello stesso anno si tenne, nella Provincia della Frontiera del Nord-Ovest (Nwfp) e in alcune parti del Belucistan, un referendum che avrebbe permesso alla popolazione di determinare le proprie sorti. In proposito, Islamabad è solita sottolineare come, in quella sede, il voto della maggioranza verté sull’annessione al Pakistan, con ben 289.244 opinioni a favore a fronte di 2.874 opinioni contrarie.
La Risoluzione Bannu (giugno 1947)
Tuttavia, un aspetto che non può certo essere trascurato è che, tra le opzioni date alla popolazione, non vi erano né l’indipendenza del Pashtunistan né l’annessione all’Afghanistan. Gli inglesi non potevano, infatti, permettere il concretizzarsi né dell’una né dell’altra possibilità, poiché entrambe avrebbero favorito l’esercizio da parte dell’Urss di un maggior ascendente nella regione. Pertanto, sebbene, solo un mese prima del plebiscito, l’Assemblea provinciale della Nwfp avesse espresso la propria volontà di costituire uno Stato indipendente Pakhtunkwa con la risoluzione Bannu (giugno 1947,) gli abitanti dell’area dovettero accantonare il sogno dell’indipendenza e accettare la propria integrazione nel Pakistan. Attualmente, a detta della leadership pakistana, ci sarebbero più pashtun dalla parte orientale della Durand Line che in Afghanistan. Dal canto suo, Kabul imputa questo dato al fatto che, a seguito dell’occupazione sovietica dell’Afghanistan e della successiva guerra civile nel Paese, la popolazione pashtun si sarebbe ritrovata, suo malgrado, a dipendere maggiormente dal Pakistan, se non addirittura a rifugiarvisi.
In aggiunta, la separazione delle famiglie alla frontiera sta diventando ancor più profonda, a fronte della recinzione unilaterale e della costruzione di muri sulla Durand Line in cui è impegnato il Pakistan.