Riassumiamo brevemente quali sono state le conseguenze della sconfitta di Napoleone Bonaparte e della fine dell’Impero Francese.

 

Impero napoleonico

 

 

Per ritornare ai vecchi confini o comunque per dare all’Europa un nuovo assetto territoriale e politico venne inaugurato, sotto l’invito del ministro degli esteri austriaco Metternich, il Congresso di Vienna, riunitosi il 1° novembre 1814 ed interrotto quasi subito alla notizia della fuga dall’esilio - prigionia di Napoleone. Infatti, contemporaneamente allo svolgimento dei lavori del Congresso, Napoleone nel 1815, riuscì a ritornare in Patria e istituire il Regno dei cento giorni. La coalizione antinapoleonica – alla quale si erano aggiunti nuovi stati – decisi, quindi, di accelerare le contrattazioni, ferme da mesi, sul futuro dell’Europa.

Napoleone sconfitto definitivamente a Waterloo, fu esiliato a Sant’Elena, dove morì nel 1821.

Ripreso, il congresso delle potenze vincitrici, si concluse il 9 giugno 1815.

Oltre a Austria, Prussia, Russia, Inghilterra e Svezia, a Vienna giunsero più di 400 rappresentanti della coalizione che aveva sconfitto la Francia napoleonica; ma in realtà le decisioni finali furono prese dalle potenze vincitrici; tra cui l’Impero Russo guidato dallo zar Alessandro I e lo stesso primo ministro austriaco Metternich, forse il principale promotore dell’assemblea. In quanto rappresentante dello stato “colpevole”, si trovava in una posizione delicata il principe de Talleyrand, che con Napoleone era stato ministro degli esteri, mentre con Luigi XVIII ambasciatore. Egli però, astutamente riuscì a presentarsi come rappresentante di una Francia il cui sovrano era stato destituito da Napoleone ed anche i suoi sostenitori avevano combattuto a lungo contro l’imperatore; perciò il re non doveva essere punito bensì – al pari altri sovrani rovesciati da Napoleone – al Congresso di Vienna rivendicava i suoi legittimi diritti al trono.

 

L’Europa nel 1815 (Congresso di Vienna)

 

 

Al Congresso di Vienna, venne approvato:

  • il principio di legittimità, con cui ogni sovrano tornava al suo regno, anche se tale principio non fu applicato nel momento in cui le conseguenze erano poco positive per le nazioni vincitrici;

 

  • il principio di legalità per cui il sovrano era investito dalla volontà divina;

 

  • il principio della sicurezza con cui venne avviata una politica di equilibrio fra gli stati e con il quale vennero annessi dei territori interposti, i cosiddetti stati-cuscinetto tra la Francia e gli stati confinanti in modo da garantire la sicurezza e la difesa; per esempio al regno di Sardegna venne annessa la Liguria.

Il “legittimismo” e Joseph de Maistre

Di questi tre principi, il più difficile da realizzare fu quello di legittimità. Secondo questo principio, sostenuto soprattutto dal rappresentante della monarchia francese, Talleyrand (1754 – 1838) sui troni d’Europa andavano rimessi i legittimi sovrani che Napoleone aveva spodestato; bisognava, cioè, tornare alla situazione precedente la Rivoluzione Francese e Napoleone. Talleyrand sosteneva il ritorno all’assolutismo monarchico del XVIII secolo e – riaffermando che il potere dinastico ha un valore assoluto, poiché per diritto divino è assegnato “per grazia di Dio” – pretendeva, appunto, la restaurazione dei legittimi sovrani. Per questo motivo, questa dottrina politica viene chiamata legittimismo.

Ma il vero ideologo della Restaurazione fu Joseph de Maistre (17531821). Il quale sosteneva la concezione della storia come depositaria di valori etici trascendenti. Nel Medioevo la Chiesa è stata il sostegno dell'ordine sociale e questo la rende superiore al potere civile che solo essa può rendere legittimo in quanto depositaria e interprete della volontà divina. Le teorie illuministiche sulla libertà naturale dell'uomo sono semplici follie e diaboliche stranezze. L'uomo è troppo malvagio per poter essere libero, egli è invece nato naturalmente servo e tale è stato sino a quando il cristianesimo lo ha liberato. Il cristianesimo autentico è quello rappresentato dal papa romano che ha proclamato la libertà universale ed è l'unico nella generale debolezza di tutte le sovranità europee ad aver conservato la sua forza e il suo prestigio. De Maistre condivide con altri autori l'analisi sulla falsa pretesa della maggioranza di prevalere sulla minoranza mentre «dovunque il piccolissimo numero ha sempre condotto il grande» e per questo è diritto legittimo dell'aristocrazia di assumere la guida del paese.

 In tutta Europa, i sovrani ed i vecchi aristocratici tornarono dall’esilio per riprendere i loro antichi possedimenti e privilegi. In Francia salì al trono Luigi XVIII (1814-1824): era il fratello minore ed il legittimo erede di Luigi XVI, decapitato ventidue anni prima.

 

Il principio di equilibrio.

Ma un puro e semplice ritorno al passato era impossibile. Troppe cose erano cambiate in Europa: alcuni Stati erano scomparsi, o avevano modificato i loro confini, altri ancora erano

sorti. Inoltre, non sempre il principio di legittimità era conveniente: poteva esser causa di

nuove guerre. In questi casi fu applicato il principio di equilibrio.

Dopo decenni di guerre rovinose, infatti, la diplomazia internazionale aveva come principale preoccupazione quella di evitare nuovi conflitti. Gli Stati dovevano raggiungere fra di loro una situazione di equilibrio delle forze; solo così la pace sarebbe stata sicura. L’impero di Napoleone fu diviso fra le potenze vincitrici. Popoli, regioni, città vennero scambiate come si trattasse di merce qualunque, in modo che chi perdesse da una parte ottenesse un compenso dall’altra. Non si tenne in alcun conto della volontà dei popoli. Inoltre, il principio di equilibrio doveva impedire che uno Stato diventasse troppo forte rispetto agli altri.

 

Il principio di sicurezza.

Il terzo principio fu assicurato con la formazione di stati cuscinetto attorno alla Francia tramite l'annessione della Svezia alla Norvegia a est, tramite l'unione di Belgio e Olanda e l'annessione della Liguria al Piemonte. La Gran Bretagna mantenne le colonie conquistate nelle guerre francesi e si riservò alcuni presidi strategici sul mare, come Malta e le isole Ionie. A tutela di questa sistemazione Russia, Austria e Prussia costituirono su proposta dello zar la Santa Alleanza, con il compito di reprimere militarmente le rivolte indipendentiste. Successivamente a queste potenze si unì la Gran Bretagna, dando vita alla Quadruplice Alleanza, con il compito di risolvere diplomaticamente ogni potenziale alterazione dell'equilibrio.

Gli stati tedeschi videro accrescere al loro interno il peso della Prussia di Guglielmo III che accompagnò l'espansione verso occidente con l'ammodernamento dell'agricoltura. L'impero degli Asburgo, il cui baricentro si spostò verso l'Italia e i Balcani, fu dominato in maggior misura da un regime poliziesco e da un rigido centralismo burocratico. Con questi mezzi Metternich tentò di risolvere il problema della fragilità dell’impero di Francesco I, dovuta all'arretratezza di molti suoi territori e alle spinte centrifughe delle etnie che li popolavano.
In Italia il lombardo-veneto. apparteneva all’Austria, autonomo di diritto ma strettamente dipendente da Vienna. gli austriaci conservarono in gran parte la legislazione del regno d'Italia, ponendo attenzione all'efficacia dell'amministrazione e dell'istruzione pubblica.

 

 

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