Premessa.

Fino alla fine del '700 non esiste nessuna consapevolezza nazionale tra gli abitanti del "Sacro Romano Impero di Nazione Tedesca". Questo impero che, nel corso dei secoli, aveva sempre meno forza unitaria, con un "imperatore" i cui poteri andavano poco oltre quello simbolico, era frantumato in circa 300 principati, ducati, granducati e città libere totalmente autonomi, che spesso si facevano anche la guerra tra di loro. Ci si sentiva sassone, bavarese, svevo, frisone, prussiano o austriaco, ma raramente "tedesco".

L'idea della Germania unita nasce solo nella lotta comune contro l'imperatore francese Napoleone che, all'inizio dell'800, aveva occupato tutta la Germania. Ma questa idea di una Germania unita era accompagnata anche da richieste democratiche, inaccettabili per i governanti, che erano tutt'altro che democratici. Un primo tentativo di arrivare a uno stato democratico e unitario fallì nella rivoluzione del 1848.

Ma un po' alla volta l'unità divenne necessaria anche per liberare lo sviluppo economico, bloccato da troppi confini e dogane interni e troppe leggi diverse.

 

Lo sviluppo industriale e l’unificazione economica della Germania.

 

Nel 1818 la Prussia avvia un primo processo di unificazione economica abolendo i dazi interni al paese che ne segmentavano mercato, e progressivamente stipulando trattati orientati all'unificazione dei mercati con gli altri stati tedeschi, sino a giungere, nel '33, a un'unione doganale che abbatteva tutti i dazi tra gli stati tedeschi, che adottavano inoltre una politica doganale comune per i prodotti esteri (non tedeschi). 

Queste politiche di liberalizzazione gettarono i presupposti per l'unificazione politica.

In campo economico si cerca di imitare e riprodurre il modello inglese.
L'Inghilterra non riesce a mantenere il monopolio della conoscenze tecniche, sebbene fossero previste pene severe per chi esportasse il know-how (ad esempio per chi esportava macchinari), in quanto vi erano movimenti di tecnici qualificati che essendo stati in Inghilterra diffondevano nell'Europa la sua cultura industriale.


Il fattore propulsivo del decollo economico tedesco (1830-40) fu la creazione delle linee ferroviarie, che di riflesso portarono a uno sfruttamento sempre più intenso del carbone presente nel bacino minerario della Ruhr. I primi treni furono acquistati all'estero, ma ben presto questa domanda trainò lo sviluppo dell'industria siderurgica e meccanica tedesca, che divenne molto sviluppata soprattutto nel campo dell'industria pesante. La diffusione delle linee ferroviarie contribuì in maniera decisiva all'unificazione sostanziale del mercato interno.

Negli ultimi decenni dell'800 ha luogo la seconda rivoluzione industriale, e la Germania ne è protagonista. Analizzando i sistemi di istruzione si può sua volta studiare l'economia dello sviluppo [anche se non sempre  l'istruzione è determinante → vedi caso inglese → sviluppo grazie ad artigiani-inventori (learning by doing) e manodopera non qualificata]: le innovazione di tardo '800 presuppongono un sapere tecnico-scientifico di alto livello e la Germania da questo punto di vista si pone come paese all'avanguardia, con un ottimo sistema dell'istruzione, specializzato soprattutto nel campo scientifico-tecnologico. Inoltre l'attività di R&S è portata avanti anche da grandi imprese private, soprattutto per quanto riguarda la ricerca applicata, come ad esempio la Bayer, che da industria tessile diventa chimica e poi farmaceutica (l'aspirina risale alla fine dell'800).

Un altro elemento forte del sistema tedesco è il rapporto tra sistema bancario e sistema industriale: esistevano grandi banche miste che erogavano credito a medio-lungo termine e ben disposte nei confronti delle imprese industriali, di cui spesso acquistavano azioni, intrecciando i loro interessi con quelli delle imprese stesse. In questo periodo la concorrenza è bassa, le banche promuovono la diffusione di cartelli oligopolistici, ampiamente tollerati dal sistema giuridici, che consentono di mantenere alti i prezzi all'interno del mercato nazionale e di esportare i loro prodotti con politiche di dumping (discriminazione di prezzo) funzionali al conseguimento di economie di scala e all'ammortizzazione dei costi per i consistenti investimenti; ragioni di tipo tecnologico- impiantistiche che creano la necessità di trovare sbocchi commerciali. Inoltre il dumping permette di insediarsi nei mercati esteri a danno dei produttori locali.

 

Il fallimento dell’unità tedesca: l’Assemblea Costituente di Francoforte sul Meno (1848).

 

Sull'onda degli avvenimenti rivoluzionari del marzo 1848 a Francoforte sul Meno venne eletta una assemblea costituente, che si riunì dal 18 maggio 1848 al 31 maggio 1849, per dare una costituzione e un assetto unitario alla Confederazione germanica creando uno stato unitario tedesco. L'assemblea costituente venne preceduta da un parlamento preliminare (Vorparlament) composto da 574 membri provenienti da tutti gli stati tedeschi, incluso l'impero austriaco. Le elezioni della Costituente si svolsero a suffragio universale diretto, sebbene le leggi elettorali e le modalità di voto subissero notevoli variazioni da stato a stato. Le elezioni sancirono la vittoria delle forze liberali e la sconfitta di quelle rivoluzionarie presenti maggiormente nella Germania sud-occidentale. Il 95% dei deputati, la maggior parte dei quali aveva frequentato studi giuridici all'università, era di estrazione borghese; molto numerosi i professori universitari. Divisi tra sostenitori di una Grande Germania (Großdeutschland) ad egemonia austriaca e di una Piccola Germania (Kleindeutschland) ad egemonia prussiana, dopo il prevalere di quest'ultima ipotesi, venne offerta la corona imperiale a Federico Guglielmo IV di Prussia, al rifiuto del quale, contrario al principio della sovranità popolare, ponendo fine alle speranze di unificazione tedesca. Il tentativo di creare uno stato nazionale unificato e democratico fu violentemente represso nel luglio del 1849 dalle truppe prussiane e austriache. La rivoluzione di marzo finì in fallimento.  

 

Bismark e l’unificazione della Germania (1864 – 1871)

 

Tra il 1864 e il 1871 Bismarck realizzò l'unità della Germania attraverso 3 guerre contro: la Danimarca, l'Austria, la Francia. Il fatto che rese possibile creare uno stato nazionale tedesco forte e dinamico fu la crisi delle potenze Austria e Russia. Le direttive della politica di Bismarck erano: la ricerca di un accordo con la Francia in senso anti - austriaco, la solidarietà conservatrice con la Russia e l'approfondimento del conflitto con l'impero asburgico per la questione tedesca.

La guerra contro la Danimarca. Fu condotta a fianco dell'Austria e fu determinata dall'atteggiamento della corona danese nei confronti di due ducati popolati prevalentemente da tedeschi. Nel 1852 le potenze europee a Londra avevano riconosciuto all'erede al trono danese la sovranità dei 2 ducati a patto che essi fossero divisi dallo stato principale e dotati di una propria costituzione. Nel 1863 il nuovo re di Danimarca tentò di integrare completamente I due ducati al regno. La reazione dello stato tedesco fu immediata ma non univoca: I liberali tedeschi e la maggioranza degli stati germanici minori volevano l'autonomia dei ducati ponendo l'Austria in una situazione molto difficile, poiché temeva le ripercussioni che l'esempio del nuovo principato avrebbe potuto produrre sulla fragile struttura del suo Stato plurinazionale, e inoltre, la posizione dei due ducati era favorevole al suo antagonista prussiano. Bismarck da un lato mirava a screditare la Confederazione Germanica per timore che in essa potesse prevalere l'ipotesi grande - tedesco dell'Austria, dall'altro non poteva accettare che l'annessione dei 2 ducati avvenisse per volontà della Germania liberale: la sua intenzione era un'annessione diretta alla Prussia. La guerra fu quindi condotta dalle 2 potenze conservatrici Austria e Prussia che vinsero nel 1864. Nel 1865 con la convenzione di Gastein, ratificata da Francesco Giuseppe e Guglielmo I, Vienna e Berlino si spartirono l'amministrazione dei ducati. L'Austria vide vacillare i suoi rapporti con gli stati tedeschi.

 

La Guerra Austro-prussiana del 1866.

 

L’altro grande ostacolo all’unificazione della Germania, era rappresentato dell’Impero Asburgico. Nel 1866, Bismarck firmò un trattato segreto con l'Italia, che si impegnava a entrare in guerra contro l'Austria e al fianco della Prussia. In caso di vittoria l'Italia avrebbe ottenuto il Veneto, la Prussia alcuni territori tedeschi. Bismarck si era assicurato il benestare di Napoleone III, che mantenne una posizione ambigua stipulando una convenzione segreta con l'Austria con cui si fece garantire la cessione del Veneto anche in caso di vittoria austriaca. Prima della guerra, Bismarck presentò alla Dieta federale la proposta di convocare un'assemblea per eleggere a suffragio universale per decidere sul futuro assetto della Confederazione. L'Austria e gli stati medi respinsero questa proposta e quando Francesco Giuseppe chiese alla Dieta di occuparsi dei due ducati stappati alla Danimarca, scoppiò la guerra. La maggior parte degli stati della Confederazione si schierò con l'Austria e Bismarck dichiarò cessata la solidarietà federale. La guerra fu rapidissima e l'esercito prussiano ebbe la meglio. Il 26 luglio venne firmato l'armistizio a Nikolsburg , il 23 agosto a Parigi la pace che segnò la vittoria completa della strategia di Bismack.

 

La guerra Franco-prussiana e la proclamazione dell’Impero Tedesco (1870-71)

 

Verso la fine del 1866 l'opinione pubblica francese era contrariata alle notizie di un progressivo allargamento dei territori prussiani e mise Napoleone nella situazione di dover andare alla ricerca di un clamoroso successo diplomatico. Bismarck tuttavia non poteva concedere che il Lussemburgo passasse alla Francia provocando i malumori degli sciovinisti tedeschi. Nel 1867 i francesi (seguendo i consigli di Bismarck che li invitava ad essere "audaci" e a mettere "l'Europa e il re di Prussia di fronte al fatto compiuto") presero l'iniziativa per l'acquisizione del Lussemburgo, oggetto di contesa con la Prussia e la cui annessione era ritenuta un necessario successo per tenere a bada il dissenso nel paese, negoziandone la cessione con il re d'Olanda (il ducato era infatti sotto la sovranità olandese). Il rifiuto improvviso dell'Olanda e il ribollimento del sentimento nazionale nella Confederazione tedesca fecero arenare il piano francese. L'11 maggio 1867 una riunione delle grandi potenze a Londra definì i termini della neutralizzazione del Lussemburgo. Con quest'accordo il "sogno dell'amicizia franco tedesca fu infranto per sempre". Da quel momento in poi il conflitto tra le due potenze, fomentato dai rispettivi nazionalismi, sarebbe stato di anno in anno solo differito.

Bismarck aveva convinto Guglielmo, dopo la vittoria contro l'Austria nel 1866, a non proseguire per una annessione immediata del sud della Germania. Ad essa si sarebbe giunti in modo graduale. Nel 1867 il primo ministro prussiano aveva resi noti gli accordi segreti stretti con gli stati del sud per sollecitare il sentimento nazionale tedesco, senza ottenere i risultati sperati ed anzi sollevando la preoccupazione di chi riteneva che l'avvicinamento con la Prussia si stesse profilando troppo vincolante.

Nel 1867, alla ricerca di un avvicinamento progressivo col sud della Germania, Bismarck propose una più vasta unione doganale tedesca, lo Zollparlament, nella quale sarebbero confluiti parlamentari eletti a suffragio universale di tutti gli stati tedeschi coinvolti, per spingere le nazioni meridionali verso una più stretta intesa con la Prussia. Ciò ebbe il risultato di aprire una crisi con la Francia che rischiò di far precipitare anticipatamente le due nazioni in una guerra. Fu l’azione politico-diplomatica di Bismarck, che fin dalla guerra austro-prussiana del 1866 e dalla crisi del Lussemburgo del 1867 si era convinto di poter compiere l’unità tedesca sotto l’egemonia della Prussia solo mediante una vittoria militare sulla Francia a far precipitare i due paesi in un conflitto armato. Il rifiuto di questa di sostenere la candidatura del principe Leopoldo di Hohenzollern-Sigmaringen al trono di Spagna offrì a Bismarck l’occasione di assumere un atteggiamento apertamente antifrancese (il dispaccio di Ems) che portò alla dichiarazione di guerra da parte di Parigi (19 luglio 1870).

La Francia, militarmente inferiore alla Prussia e agli altri Stati tedeschi, non si era preparata al conflitto neppure con un opportuno gioco di alleanze: né l’Austria-Ungheria, né l’Inghilterra, né l’Italia, né la Russia intervennero al suo fianco. Le armate tedesche, sotto il comando del generale Moltke, conseguirono immediatamente una serie di vittorie (Woerth, Forbach-Spicheren), culminate il 1° settembre nella battaglia di Sedan, dopo la quale i Francesi furono costretti alla resa.

Alla notizia del disastro di Sedan, a Parigi scoppiò la rivoluzione: fu proclamata la caduta dell’impero, l’imperatrice Eugenia fuggì, mentre un governo di difesa nazionale assumeva il potere. Gli eserciti francese e tedesco confluirono entrambi verso Parigi, che fu assediata dai Tedeschi. L’eroica resistenza all'invasore giustificò la frase coniata dal loro patriottismo del glorieux vaincu. Da ottobre alla fine del 1870 si susseguirono infruttuosamente i tentativi francesi di infrangere il blocco tedesco di Parigi a opera delle armate della Loira e del Nord, che però non avevano collegamenti fra loro e con la guarnigione della capitale.

Anche l’offensiva dell’armata dell’Est (o dei Vosgi), che voleva costringere Moltke a diminuire la pressione su Parigi, fallì, e il successo di Garibaldi Digione (23 gennaio) non influì sull’andamento generale delle operazioni. All’inizio di gennaio il comando tedesco iniziò il bombardamento di Parigi e il 28 fu firmato l’armistizio. La pace fu conclusa col trattato di Francoforte (10 maggio 1871), sottoscritto dal ministro A. Thiers, che dovette ratificare i preliminari di pace imposti da Bismarck, implicanti l’indennità di 5 miliardi, l’occupazione temporanea di una parte del territorio, la cessione dell’Alsazia e di una parte della Lorena, e anche la sfilata di una parte delle truppe vittoriose a Parigi, sugli Champs-Élysées.

Il 18 gennaio 1871, nella Galleria degli Specchi del Palazzo di Versailles nasceva l'Impero tedesco di cui, su proposta di Luigi II di BavieraGuglielmo I fu proclamato imperatore.